Racconti MARCO LONGHI scrittore writer
ESISTE AMICIZIA TRA UOMO E DONNA?
… a proposito Giò, ti ricordi di Peggy ed Elisa, le due sorelle che frequentavamo quando eravamo ragazzini?... ecco appunto, sono andato a cercarle su Facebook e chi trovo?
Elisa, la sorella più grande. Non ero sicurissimo che si trattasse proprio di lei, perché nella foto non era in primo piano, era una foto piuttosto … piccola e poi, visto che erano passati così tanti anni, avevo alcuni dubbi; allora le ho inviato un messaggio chiedendole: -Ma sei quella ragazzina che abitava a Torino in corso Orbassano?-
lei mi ha risposto: -Sì, sì ciao Davide che piacere ritrovarti … - Ecc. ecc.
Insomma, mi ha salutato molto contenta di risentirmi dopo tanto tempo.
Anche la sera dopo abbiamo “chattato” abbastanza a lungo e in quell’occasione mi ha detto che ha parlato con sua sorella Peggy della nostra ritrovata “amicizia” su Facebook ed anche lei è felicissima di sapere che finalmente siamo ritornati in contatto. Come giusto, abbiamo fatto il classico scambio dei numeri di cellulare e così mi ha dato anche quello di sua sorella Peggy, visto che lei non è su fb e, addirittura quando può, preferisce evitare computer e affini.
Il fatto di avere il numero di cellulare di Peggy, non mi sembrava vero!
Finalmente avrei potuto chiamarla … !
Ci pensi, Giò? Dopo tutto questo tempo … incredibile!
Non vedevo l’ora di mettermi in contatto con lei! Tu te lo ricordi, vero? che all’epoca io ero cotto perso per Peggy?
Fra l’altro, Elisa mi aveva confidato che Peggy non si è mai sposata, che copre un ruolo di rilievo al Palazzo di Giustizia a Torino, che ha anche un bel “caratterino”, che nel suo lavoro è molto quotata ed è sempre molto impegnata.
Mi ricordo che, quella sera in cui io ed Elisa ci siamo passati i numeri di telefono, era il 4 gennaio e me lo ricordo bene perché la mattina del 5 (il giorno prima dell’Epifania che non lavoravo) mi trovavo “casualmente” in auto nei dintorni del Palazzo di Giustizia, dove appunto Peggy lavora, più o meno verso le dieci, dieci e mezza e, mi sono detto: voglio vederla!
Adesso la chiamo, non me ne frega niente se sta lavorando o se è con qualcuno, la chiamo e basta; devo assolutamente vederla!
Quello che succede, succede!
Il suo numero l’avevo già memorizzato sul mio telefonino e … te lo giuro Giò, mi squilla il cellulare e vedo sul display: Peggy!!
Era lei, cazzo! Mi aveva anticipato! -Ciao Davide,
sono Peggy! Come stai … Elisa mi ha passato il tuo numero … così io … - Ma lo sai, Giò, che il cuore mi batteva fortissimo? La sua voce mi era completamente nuova! Anche perché, adesso che ci penso, al telefono non l’avevo mai sentita! Incredibile! Non riuscivo ad immaginarmi minimamente il suo viso!
Mi sentivo bloccato, incantato come un perfetto idiota, mentre lei mi chiedeva dove fossi in questo preciso momento! Io, ancora mezzo rincretinito, le ho risposto che mi trovavo a Torino, distante da lì circa una ventina di minuti. (Chissà poi perché, non ho voluto dirle la verità, cioè che mi trovavo in zona già da un po’ …)
Allora lei mi ha invitato ad andare a trovarla subito al suo ufficio perché ci teneva tantissimo a rivedermi! Una fortuna così non l’avrei mai sperata.
Subito ho parcheggiato nelle vicinanze (cosa per niente facile) e ho aspettato una decina di minuti, nel frattempo mi sono spruzzato il profumo che tengo in auto; sullo specchietto retrovisore esterno ho dato inutilmente un ultimo speranzoso sguardo al mio orribile aspetto; ho preso dal baule della macchina una copia del mio libro che tenevo appositamente in una scatola per i miei eventuali omaggi e intanto ho pensato: chissà come mi troverà: senz’altro invecchiato, ingrassato e imbruttito, figuriamoci adesso che sono senza capelli!
Oppure addirittura non mi riconoscerà nemmeno più! Potrebbe anche fingere …!
Le donne in questi casi sono molto più … sveglie! Io, invece, la riconoscerò senza problemi o mi farò una gran figura di merda? Avrà ancora quei bellissimi capelli lunghi neri?
Mah, non credo! Ma mi piacerà ancora? Boh!!
Sono entrato in quella mega struttura dove la gente cammina freneticamente con le cartelle in pelle semivuote, ho voluto respirare ancora per un attimo davanti al suo ufficio e poi mi sono fatto coraggio e ho bussato.
Ero emozionatissimo; sentivo il cuore che andava a mille.
Una bella tipa, (credo dello staff) in gonna a tubino e tacco alto mi viene ad aprire e mi chiede se ho un appuntamento e con chi! (Intanto la guardo bene per essere sicuro che non sia proprio lei)
Rispondo: -Si, mi chiamo Davide ecc. ho un appuntamento con ,,,,, ,,,,,, !- (Fra l’altro, per abitudine, non mi riusciva molto bene chiamarla col suo nome vero; io come tutte le persone più in confidenza, l’ho sempre identificata solamente come Peggy!)
Molto gentilmente mi chiede di attendere qui: -Gliela chiamo subito!- - Grazie! (O.k. non era lei, troppo giovane)
Finalmente, dopo un’interminabile quindicina di secondi è arrivata! Capelli neri come una volta, non più lunghi come li ricordavo, ma solo leggermente più lunghi di un normale caschetto; aveva gli occhiali da vista; indossava un completo grigio, poi, si e lanciata in un bellissimo abbraccio intorno al mio collo proprio sulla porta del suo ufficio!
Quell’abbraccio così intenso mi ha fatto subito pensare: -Che bello! Nessuna donna mi ha mai abbracciato così, con così tanta voglia di vedermi!-
Mi aveva riconosciuto subito, almeno così mi è sembrato da come si era mossa con disinvoltura, mentre io non riuscivo ancora a riconoscerla veramente e vedermela nella persona che ricordavo da giovane.
Sì certo, il viso era il suo, ma con gli occhiali, un po’ mi appariva … nuova!
Mi ha fatto entrare e mi ha fatto accomodare nel suo ufficio.
Questa era una donna, matura, sicura di sé, bella! Quella che conoscevo, ma soprattutto che ricordavo, era una bellissima ragazzina dolce e difficile da trattare.
In particolari momenti si sistemava i capelli dietro alle orecchie, come se questo gesto l’aiutasse a raccogliere le idee e prendere tempo prima di dare una risposta .
Ma tornando al nostro incontro, abbiamo parlato di noi e dei nostri trascorsi! Ci siamo soffermati su quello “storico” momento nel quale io mi ero dichiarato a lei apertamente, in modo se vogliamo, piuttosto antico, ad oggi senz’altro ampiamente superato; insomma per farla breve le avevo chiesto ufficialmente, se avrebbe voluto essere la mia ragazza!
Dài Giò, lo so che fa ridere! Ma eravamo ragazzini, capisci? Avevo solo 15 anni, cazzo! E lei non ancora 14! Non avevo la minima idea i come si doveva fare in questi casi! Da sempre, in P.R. sono negato, sono un autodidatta! Quindi … ecco i risultati … !
Giò, forse non te l’avevo mai raccontato, o meglio non te lo ricorderai più, ma era andata proprio così e non ti dico quanta emozione avevo dovuto superare per compiere un gesto del genere; ero convinto che fosse uno scotto naturale; un percorso obbligato da percorrere, per poter dire: Peggy è la mia ragazza!
Come sai bene anche tu, Giò, le cose poi non sono andate per il verso giusto.
Mi ricordo benissimo che per due giorni, dopo averglielo chiesto non si era ancora fatta viva, cercava di evitarmi. Non capivo; sapevo di piacerle tantissimo, quindi mi domandavo perché mai Peggy tergiversasse così tanto!
Allora l’ho aspettata sotto casa fino a quando, per sbaglio, si è fatta beccare sul balcone mentre io ero giù in strada. (era estate durante le vacanze scolastiche) C’era anche sua sorella più grande, sempre in mezzo ai coglioni e, fanculo, non potevo aspettare ancora, così, nonostante la presenza di Elisa, le ho chiesto che cosa avesse deciso! Tanto, era chiaro che sua sorella fosse al corrente di tutto! Probabilmente il mio errore è stato proprio lì. Avrei dovuto pazientare e aspettare un altro momento più propizio, perché lei mi ha risposto che non era possibile in quanto eravamo troppo giovani; che lei non aveva ancora una sufficiente libertà; che suo padre le avrebbe sicuramente creato dei casini e per di più purtroppo, dopo poco tempo, con la sua famiglia si sarebbe trasferita fuori Torino dalle parti di Moncalieri! Detto questo con “le pive nel sacco” ho accettato la sentenza e mi sono allontanato; sono sparito.
Anche lì, cretino, ma non potevo insistere un po’? Avevo accettato una sentenza così, gratuitamente senza nemmeno lottare? Che coglione!
Il telefonino, il computer e via dicendo, non esistevano ancora, quindi ci siamo persi di vista per un niente!!!
Pensa Giò, dopo più di quarant’anni senza mai nessunissimo contatto, in quell’incontro di soli più o meno dieci minuti, siamo riusciti a parlare di tutto questo e altro ancora; quarant’anni, ti rendi conto?
La guardavo; mi piaceva di nuovo tantissimo; mi piaceva da matti il suo entusiasmo nel raccontarmi del suo lavoro di assistente ad un giudice, del quale adesso non ricordo neanche il nome; delle sue innumerevoli esperienze e della sua grande voglia di aiutare la gente; mi piaceva come era vestita, con quel completo grigio scuro che le dava l’aspetto più di un’imprenditrice che di una mia amica; aveva una maglia a dolcevita color panna; e una collana di perle. I pantaloni stretti scuri. (e ancora un bel culo “parlante”). Bella e carismatica!
Un modo di esprimersi molto diretto e così franco da riuscire a tratti a mettermi anche un po’ in soggezione! Le ho raccontato che sono sposato da parecchi anni, che abbiamo una figlia ormai adulta ed un figlio quasi grande; lei mi dice che invece figli non ne ha, non è sposata ma convive; io le racconto che sono diventato uno scrittore e, a proposito, le ho portato il mio primo libro uscito un anno fa!
E lì, Peggy, mi ha detto:
-Bene, ma voglio la dedica; adesso sono davvero curiosa di vedere che cosa scriverai!-
Capisci Giò? C’era qualcosa di strano che mi attirava! Lo sentivo! Non vedevo l’ora di scriverle questa dedica, ma non sapevo fino a quanto avrei potuto spingermi!
Con ogni probabilità, avrei rischiato di metterla un po’nei casini, non pensi anche tu Giò?
Credo che comunque lei abbia percepito la mia titubanza e il mio imbarazzo, per cui ha ribadito: -Davvero Davide, sono proprio curiosa!- Come se volesse incoraggiarmi.
A questo punto l’ho presa come un incitamento a scriverle quello che davvero avrei voluto! Prendo la mia penna con l’inchiostro gel, quella che utilizzo solo per gli “autografi” e, tirando un gran sospiro, sulla prima pagina del libro le scrivo: -A Peggy! Il mio primo grande Amore!- poi, la mia firma enfaticamente grintosa.
Lo sai, vero, che non è da tutti scrivere una dedica del genere? Ha letto senza dire assolutamente nulla, ma gli occhi le brillavano. Poi mi ha ringraziato semplicemente con un sorriso e con un’espressione che avrei definito … materna; molto molto tenera come se qualcosa le avesse impedito di esprimersi!
E’ arrivata poi l’ora di salutarci; lei doveva ancora assistere ad assistere un’udienza prima di mezzogiorno; così come per scrollarci da un sogno, ci siamo salutati con il solenne impegno di combinare di vederci anche con sua sorella Elisa al più presto per raccontarci tutto.
Pensa Giò, addirittura, dalla contentezza per averla ritrovata dopo tanto tempo, mentre percorrevo il corridoio verso l’uscita mi è venuto anche da piangere! Chi mi vedeva in quel momento avrà sicuramente pensato che mi avevano appena dato una terribile notizia; sai, vedere uno che piange mentre sta uscendo dal Palazzo di Giustizia, non so cosa può farti pensare se non quello di aver appreso ad notizia terribile; una condanna per qualcuno molto vicino a te o, comunque qualsiasi cosa poco piacevole. Di sicuro non un pianto per un’immensa gioia …! Io invece piangevo proprio di gioia!
Per tutto il resto dalla giornata ho avuto in mente sempre solo lei e anche durante tutto il giorno dopo.
Infatti, all’indomani non ce l’ho più fatta. Non ho resistito e le ho inviato un sms con scritto che ero felicissimo di averla incontrata dopo così tanto tempo! Mi ha risposto che anche lei mi ha pensato molto!
Fra me e me mi sono detto che devo stare molto attento; che non ho più un’età per dei facili entusiasmi e per cadere in errori infantili solo per arrivare a conclusioni affrettate; che insomma devo darmi una calmata per non mettermi nei guai! Ho una famiglia e non voglio rischiare nulla!
Comunque qualche giorno dopo, con paio di mail concordiamo di vederci una sera di queste, a cena anche con sua sorella Elisa. In fondo, incontrarci per una cena che male c’è? Non è forse una bella cosa?
All’ultimo momento però, Elisa ci dà forfait; sembrerebbe che all’improvviso si sia riacutizzato un suo solito problema ad una gamba, che non ho ben capito; insomma, che preferirebbe rimanere a casa e declinerebbe l’appuntamento sempre che per noi non sarebbe stato un problema. Non mancherà l’occasione per vederci un’altra volta. Così, rimarremo da soli! Soltanto noi due! Io e Peggy! Ti rendi conto? Andremo a cena noi due soli in un tète a tète!
Non mi sembrava possibile una fortuna così sfacciata!
Per tutto il giorno non ho pensato che a lei contando le ore che mancavano al nostro incontro.
Nel pomeriggio ho fatto lavare la macchina e … ho anche comprato dei preservativi! Non si sa mai.
Sono un inguaribile ottimista e poi, scusa Giò, non si può mai sapere come può andare una serata, no?
Tu, che sei sempre stato uno molto pragmatico, non puoi che darmi ragione!
Eh! si, d’accordo, d’accordo; forse non era il caso, ma devi ammettere che è molto meglio avere un preservativo in tasca e forse non usarlo, che dover rinunciare a priori solo perché non ne hai uno a disposizione! Soprattutto in una occasione così! Ma scherzi?
Ero fuori allenamento, veramente arrugginito ed impacciato per andare ad una cena a tu per tu con una donna che non fosse la mia.
Da anni, se uscivo di sera, era per una cena con gli amici o per una pizza con i colleghi! Però … dài!
L’appuntamento era fissato per le 20,15 in via Po davanti alla gelateria all’angolo con la via Bogino.
Mi sentivo clandestino! Un po’ fuorilegge!
Ero combattuto nel decidere se davvero avrei fatto la cosa giusta, ma tutto sommato non facevo nulla di male, no?
Comunque sta di fatto che alle otto mi trovavo in zona centro in cerca di un parcheggio.
Lei è comparsa puntualissima sul punto stabilito.
Che meraviglia rivederla! Vestita molto … sportiva!!! Sportiva?
Già! molto diversa da com’era vestita l’altro giorno!
Jeans, scarponcini mid, con uno zainetto scuro messo sulla spalla del giubbotto blu!
Ho dedotto che arrivava dal lavoro e non aveva fatto in tempo ad andare a casa a cambiarsi! Ah no! È vero, dimenticavo: mi aveva detto che di solito, non appena ha cinque minuti liberi, ne approfitta per farsi delle camminate e adora le lunghe passeggiate nel parco del Valentino! Anzi, meglio così, anch’io ero vestito piuttosto, sullo sportivo! Di sicuro ci sentiremo molto più disinvolti!
Dopo esserci salutati con i classici due bacetti le chiedo: -Dove vogliamo cenare, perché se non hai già un’idea, io andrei … -
Lei m’interrompe : -Potremmo andare da Camillo’s, lo conosci? È poco lontano dalla piazza Gran Madre, possiamo andarci a piedi, io ci vado spesso e mi trovo molto bene!-
Allora mi viene spontaneo chiederle: -Ma scusa, non mi avevi detto che abiti qui vicino?-
-Sì, qua dietro alla piazza perché?- - … ma, non pensi che così vicino a casa tua non sia piuttosto rischioso, voglio dire … -
- Se ti riferisci al fatto che qualcuno potrebbe vederci insieme, stai tranquillo; noi siamo una coppia moderna, molto aperta; noi siamo di ampie vedute!-
Giò, dimmi la verità, avrei potuto sperare in una risposta migliore? Siamo anche vicini a casa sua!! Ma vieeeni!!
Durante la cena parliamo di qualsiasi cosa, ci raccontiamo tutto delle nostre vite, delle nostre famiglie, del nostro lavoro, ma soprattutto ricordiamo quello che abbiamo vissuto in quel bellissimo periodo, senza ovviamente tralasciare di riparlare di quel famoso episodio, quello nel quale le avevo chiesto se avrebbe voluto diventare la mia ragazza!
Anche lei , mi ha confessato, che era rimasta molto sorpresa per il coraggio che avevo sfoderato!
Il bello è, che mentre ne riparlavamo, io provavo una dolcezza incredibile!
Tutto era così entusiasmante, come riscoprire un amore che si risvegliava dopo un letargo durato quattro decenni!
Quattro decenni! Non so se mi spiego!
E dopo tutto questo tempo, io improvvisamente mi trovavo a cena solo con lei.
Mi chiedevo come poteva essere successo!
Solamente in quel momento ho realizzato che, forse quell’improvviso dolore alla gamba di sua sorella Elisa, poteva essere una bufala; un amorevole classico trucco studiato, complice la sorella più grande, per lasciarci da soli! Chissà; come se volesse riscattarsi da quella volta che si era messa fra noi mentre io mi ero apertamente “dichiarato”.
Avevo comunque la sensazione di sentirmi un po’ “pilotato” verso un piano già studiato a tavolino.
Peraltro, a me fare l’uomo oggetto stava più che bene sia chiaro eh Giò?
Intanto la serata piacevolmente scorreva a tavola fra vino bianco, fritto misto di pesce, e birra.
Nell’aria si avvertiva una grande complicità, ci scambiavamo i ricordi comuni e i racconti personali.
Mi aveva anche colpito, in modo particolare uno dei suoi racconti, quando mi parlava dell’improvvisa scomparsa di una sua giovane collega.
Per Peggy quella collega non era morta, era solo … andata via, come se si fosse provvisoriamente assentata, quindi per lei, era ancora viva.
Io ormai mi lasciavo affascinare in tutto e per tutto, anche dalla la sua sensibilità.
Mentre mi parlava, le scrutavo gli occhi, il profilo del suo viso, ma ad un certo punto, l’ho interrotta per chiederle una stupidaggine che con il suo discorso non c’entrava nulla, però per me era fondamentale:
-Ti potresti togliere gli occhiali solo per un attimo?- Lei guardandomi un po’ stupita se li è levati. Sì, era lei la mia Peggy. Adesso sì che era davvero lei! L’avevo ritrovata bella come quando era giovane!
- Grazie, sei veramente tu!- Ci siamo fatti una risata! Dopo questo breve e simpatico fuori programma, Peggy con il suo caratteristico gesto, si porta i capelli dietro l’orecchio, poi, in uno dei tanti atteggiamenti che possono nascere spontanei, raccoglie le idee; diventa seria e accarezzando lo stelo del suo bicchiere aggiunge:
-A proposito Davide, non ti ho raccontato tutto sulla mia convivenza!- Mi son detto:
-Oh bene, era ora!- L’ascoltavo interessato mentre avevo portato il mio boccale di birra media alla bocca. -Io … vivo con una donna da circa trent’anni!-
!!!!!! Capito Giò?
Io che stavo bevendo la mia birra, mi sono bloccato come in un fermo immagine! Credo che anche la birra stessa si sia fermata nel bicchiere ancora appoggiato alle mie labbra!
Mi sono visto in uno di quei telefilm comici americani, sai quelli con le risate in sottofondo ad ogni battuta!
Ti giuro, l’unica cosa che sono riuscito a dire dopo aver trangugiato quel sorso di birra di merda, è stato:
-Ah, fantastico!-
Da quel momento l’audio mi si è ovattato.
Lei continuava a parlare, ma io non la sentivo più! Lei raccontava, gesticolava, parlava … Era uno scherzo?
Ma se lei non scherza mai!!!
Mi guardavo intorno come un drogato, ho anche osservato bene i muri del ristorante pensando, ma soprattutto sperando, che ci fosse qualche telecamera!
Ci sarà una Candid Camera?. Purtroppo non era uno scherzo!
Ho fatto di tutto per rimanere impassibile; per non darle l’idea di aver accusato il colpo! Volevo fare il moderno, hai capito Giò?
Ho ordinato un’altra birra senza nemmeno chiederle se anche lei avesse voluto qualcos’altro!
Avevo un’impellente bisogno di mandar giù qualcosa che mi si era fermato in gola! Un groppo in gola, come si dice!
Mi era crollato tutto; Peggy continuava a parlare, probabilmente molto più rilassata dopo essersi finalmente tolta un dente; un “sagrìn”!
Anzi, da quel momento mi era apparsa anche molto più disinvolta di prima; più serena nel raccontarmi la sua vita, mentre io … annuivo e basta; Io pensavo a tutt’altro come un coglione.
La mia mente era tornata al quell’emozione che avevo provato nel momento in cui l’avevo rivista nel suo ufficio; era tornata al quel momento di commozione che mi aveva catturato mentre stavo uscendo dal Palazzo di Giustizia; eccetera, eccetera! Ho avuto anche un flash sulla farmacia dove avevo acquistato i preservativi!!!!
Ma come ho fatto a non capire? Cazzo Cazzo ! Cazzo !
Mi sono detto: -Davide sei un Coglione, lasciatelo dire! Non capisci una minchia, nemmeno quando ti viene spiattellato tutto e ti viene messo sotto gli occhi! Sei cieco!
Ma pensaci un attimo:
A) Non ti ha mai detto che ti aveva amato mentre tu sì;
B) In quel messaggio al telefonino ti aveva solo scritto “anch’io pensato molto!” e nient’altro;
C) Ha sofferto parecchio per la scomparsa della sua giovane colleghina , ma soffrire almeno un minimo, per la nostra lontananza, un cazzo, proprio!
Eppure certi segnali me li aveva mandati!
Ma porca miseria, guardala Davide! Guarda quanto è bella, cazzarola!
Ma scusa Giò, ma non si diceva che le lesbiche erano tutte dei cessi? Io la sapevo così!
Comunque si era fatto un po’ tardi, per due tipi (di cui uno in particolare) che non sanno più cosa raccontarsi!
-Caffè?- dico io, lei risponde: -No, a quest’ora non mi fa più dormire, però se tu lo vuoi prendilo pure! Ma se non ti dispiace io dopo vorrei andare a casa. Sai, domani devo alzarmi un po’ presto.-
-Ma certo, figurati! Anch’io domani devo andare fino a Volvera.- La prima città che mi è venuta in mente! Potevo almeno dirne una un po’ più lontana no? Milano, Alessandria … No! Volvera, vado a tirar fuori!
Volevo andare pagare il conto per finirla qui.
Ho bevuto velocemente il caffè senza zucchero; sperando che mi avrebbe aiutato a digerire! Poi le ho detto: -Dài andiamo, no, no lascia, aggiusto io! Ci mancherebbe! Lasciami fare il cavaliere!-
E lei, mi ha detto sorridendo: -Grazie, sei gentile, ma allora alla prossima tocca a me, anche perché di solito, quel ruolo di cavaliere, generalmente lo ricopro io!-
Ahhh! Un’altra coltellata; questa volta dritta nello stomaco! Proprio quando tentavo di riprendermi!
Fuori dal locale, dopo ancora cinque/dieci minuti per le sigarette e per le ultime chiacchiere, che naturalmente non ho memorizzato in quanto la mia mente era altrove, ci siamo salutati come si sarebbero salutate due vecchie conoscenze: di nuovo con i due bacetti sulle guance promettendoci di risentirci presto.
-Dài la prossima volta ci vediamo anche con Elisa, eh?-
Si, si certo … Grazie per la serata!-
-Grazie a te, ci sentiamo … Ciao … Buonanotte!-
-Buonanotte!-
Mentre ritornavo a casa, in auto, prova indovinare a cosa pensavo! Eh! appunto, figurati!
Alle ore 23 e 45 minuti primi ero già casa! Non solo: ero già a letto, con denti già lavati e con lo sguardo che puntava il soffitto.
Con quello sguardo nel buio sarò andato avanti fino verso le tre e mezza quattro, poi finalmente sono riuscito a prender sonno.
Hai capito Giò, la mia Peggy? Che devo dirti … ?!

*** Sono passati due anni abbondanti da quella sera! Ci siamo incontrati ancora cinque sei volte non di più, senza mai cenare, al massimo un aperitivo!
Nel frattempo, le cose per entrambi, sono cambiate e in quegli sporadici incontri, anche gli argomenti dei nostri dialoghi hanno preso nuove direzioni; sono argomenti più che altro improntati sul nostro lavoro e sulla famiglia!
Quando devo incontrarla, però, provo sempre una bellissima emozione, infatti per me è sempre molto piacevole rivederla!
Ancora adesso mi confido molto volentieri con lei e, poco per volta quell’interesse fisico che mi attirava a lei, se ne è andato, via via scemando!
O forse, semplicemente, me ne sono fatta una ragione.
Quello che c’è di nuovo, è che adesso c’è una vera amicizia fra un uomo e una donna: un’amicizia fra me e Peggy:
il mio primo grande amore! ***

mllm